«Leggere più velocemente… e ricordare di più? Magari! Il tempo non mi basta mai. Aggiornamenti continui, la posta, il “tascabile” di trecento e passa pagine, per non parlare delle istruzioni d’uso del telefonino o della lavatrice: avete visto che spessore hanno? Spesso mi fanno rimpiangere i testi universitari… E meno male che le solite statistiche affermano che non leggiamo più! Ma dove le fanno queste ricerche, a Timbuctù?»
Come dargli torto? Certo, il boom dell’informazione ha portato vantaggi innegabili, ma ha messo in crisi i tradizionali sistemi di lettura e apprendimento. Non deve quindi sorprendere il fatto che sempre più si diffondono i corsi di lettura veloce. Sorprende, invece, la disinformazione e le sciocchezze che ancora circondano queste tecniche, basate su precise cognizioni scientifiche e prove consolidate della loro efficacia.
Comunemente si ritiene che sia naturale leggere una parola alla volta, che leggere velocemente comporti una diminuzione della comprensione, che l’occhio si sposti con continuità nel seguire le righe di stampa: completamente sbagliato.
Punto primo: le normali velocità di lettura sono tutt’altro che naturali. Tutti possiamo imparare a “leggere veloce” esattamente come tutti impariamo a leggere (“lento”) a scuola. Quest’affermazione si basa su un fattore biologico che gli esperti del settore conoscono molto bene: fin da bambini noi tutti abbiamo la capacità, naturale, di focalizzare lo sguardo su un’area che corrisponde ad un’ellisse di circa 24 centimetri quadrati. Detto in parole povere, potremmo tranquillamente percepire cinque-sei parole alla volta. A scuola, però, ci insegnano a leggere le parole una sola alla volta, e spesso ad alta voce: il ritmo viene così drasticamente rallentato, e le nostre capacità naturali finiscono con l’essere sprecate.
Punto secondo: se davvero gli occhi si muovessero in maniera uniforme e continua, “scorrendo” sulle righe, non avremmo la capacità di percepire alcunché. L’occhio, per certi versi, si comporta esattamente come una macchina fotografica: per scattare una foto nitida occorre che essa sia ferma, altrimenti si ottengono le classiche foto “mosse”, spesso del tutto incomprensibili. Allo stesso modo, l’occhio percepisce e legge bene le parole solo quando le mette a fuoco, e per farlo deve stare fermo su di esse. Ma, contrariamente alle più moderne macchine fotografiche, l’occhio ha tempi di messa a fuoco abbastanza lenti, al minimo un quarto di secondo, e ciò spiega perché non si capisce niente quando, usando le tecniche tradizionali, si accelerano i ritmi di lettura. Per questo motivo, i veri esperti preferiscono parlare di “good reading” (buona lettura, lettura efficiente) piuttosto che di “lettura veloce”. Un corso serio di lettura veloce non insegna a muovere gli occhi velocemente: innanzi tutto, si mette l’allievo in grado di prendere coscienza della possibilità di ampliare il proprio campo visivo, insegnandoli, con opportuni esercizi, a cogliere gruppi di più parole in un solo colpo d’occhio. Dopodiché, si insegna all’allievo un metodo per dare ai movimenti oculari un ritmo più regolare ed uniforme, conforme al nuovo, ampliato, campo visivo.
Infine, veniamo al terzo punto, la comprensione.
Partiamo da una premessa fondamentale: un concetto è espresso da un insieme di parole, non da parole slegate. Un conto, dunque, è leggere “Gianfranco -(pausa)- mangia -(pausa)- la mela”, un conto è leggere in un solo colpo d’occhio “Gianfranco mangia la mela”. Se è vero, com’è vero, questo, è facile capire perché le normali tecniche di lettura non aiutano per niente la comprensione, anzi, comportano maggiore distrazione e più fatica. Infatti, il lettore “lento” svolge un lavoro mentale notevolmente maggiore di chi legge in maniera “veloce”: prima deve considerare ogni singola parola, e comprenderne il significato una alla volta, poi deve aggiungere il significato di ogni parola a quello della successiva, e solo dopo sintetizzerà il concetto espresso dall’insieme di tali parole.
Quest’operazione provoca un fenomeno ben noto: quante volte si torna indietro perché si “perde il filo”? Il lettore “veloce”, invece, percependo gruppi di parole in un solo colpo d’occhio, fornisce al cervello unità concettuali complete, e inoltre riconosce più rapidamente i legami esistenti tra i vari concetti del testo. Ciò comporta, automaticamente, un aumento della sua comprensione e della sua concentrazione. Quindi, una volta acquisite le tecniche giuste, il lettore veloce (o meglio, il “buon lettore”) capirà molto di più, saprà riconoscere più rapidamente i legami esistenti tra i vari concetti del testo, sarà maggiormente concentrato sulla materia di lettura e avrà molto più tempo a disposizione per approfondire l’analisi delle sezioni più importanti ed interessanti. Se poi frequenta anche un corso di memorizzazione ed apprendimento efficace…